Il testo della prima omelia da diacono di don Luca Parolari.
Gli
amici più piccoli, qui nelle prime file, potrebbero adesso farmi una domanda:
«Perché tu che fino a domenica scorsa, durante la predica, stavi là in un
angolo dell’altare e forse dormivi anche un po’ adesso sei qui che parli? Cosa
è successo?»
I
più grandi tra di noi potrebbero rispondere con un po’ di sufficienza e una
buona dose di orgoglio: «Ma, come non lo sai? Luca ieri è diventato diacono!»
«E
cosa vuole dire questa parola? Cosa vuole dire che uno diventa diacono?»
A
questa domanda le risposte si sprecherebbero, c’è chi andrebbe a recuperare
nella memoria una cosa imparata al catechismo, chi qualche cosa imparata quando
faceva il chierichetto, qualcuno forse cercherebbe di ricordare qualche cosa
imparato in occasione dell’Ordinazione del diacono Armando qualche anno fa …
Ma
a questa domanda provo a rispondere io. E provo a rispondere alla prima
domanda: «Che cosa è successo?» già, cosa è successo ieri in Duomo a Milano?
Chi
c’era sicuramente ricorda una celebrazione lunga, a tratti emozionate, fatta di
tante parole e gesti, alcuni anche strani, altri molto strani. Ma sicuramente
tutti ricordano quel momento in cui io e i miei compagni siamo stati chiamati
uno per uno per nome e abbiamo risposto “Eccomi”, forse tutti ricordano il
momento in cui, sdraiati a terra, abbiamo invocato i nomi di tutti i santi e
qualcuno forse ricorda anche il momento in cui in un Duomo silenziosissimo
l’Arcivescovo ha messo le mani sulla testa di ognuno di noi.
Cosa
è successo ieri in Duomo? È successo che io e i miei compagni siamo diventati
Diaconi. È successo che il Vescovo ha pregato per noi e su di noi, è successo
che noi ci siamo presi degli impegni di fronte a tutta la Chiesa, è successo
che ci sono stati messi addosso dei vestiti un po’ strani come quelli che ho adesso.
Ma
allora cosa è successo ieri in Duomo a Milano? È successo che io e i miei compagni abbiamo
detto di sì, abbiamo detto un sì definitivo a Gesù che ci chiama, che ci chiama a una cosa un
po’ strana, che ci chiama ad essere per sempre con Lui, a vivere tutta la
nostra vita per Lui.
È
successo che il Vescovo ha deciso che noi eravamo pronti per essere Ministri di
Dio e ci ha scelti come suoi specialissimi collaboratori.
È
successo che Dio ha accettato la nostra disponibilità e la volontà
dell’Arcivescovo Angelo e ci ha fatti diventare Diaconi.
Ieri
in Duomo a Milano è successo che 33 uomini hanno fatto dell’Amore di Dio il
loro unico senso di vita, è successo che questi uomini hanno detto di sì
all’Amore di Dio che li ha coinvolti e li ha stravolti.
Ieri
in Duomo è successo che 33 uomini hanno gridato al Mondo che la loro vita,
d’ora in avanti, sarà guidata da una sola frase: “Come io ho amato voi”.
“Come
io ho amato voi”, che frase strana! Che frase assurda!
Eppure
su questa frase delle persone hanno deciso di giocare la loro vita, “Come io ho
amato voi”, chi ha amato? E soprattutto come ha amato?
La
risposta è tanto banale quanto sconvolgente: Dio ha amato morendo su una Croce.
Ma ci pensate? Dio ha amato morendo sulla Croce! Dio è morto su una Croce per
amarci!
Ogni
volta che ci penso resto senza parole! Dio mi ha amato, Dio ha amato ciascuno
di noi morendo su una Croce! Roba da matti!
Su
questa cosa ci sarebbe da perderci la testa, da perderci la ragione, da
impazzire!
Dio
mi ha amato, ha amato me e ama ciascuno di noi, ma non si accontenta di questo:
chiede che io ami come Lui.
Stop!
Caro
Gesù, va bene che tu sei finito in Croce, di questo ti ringrazio, ma io in Croce
mica ci vado? Siamo matti?
Io
ho una vita da vivere, io ho dei sogni da realizzare e finire in Croce non è
proprio il primo dei miei desideri, anzi!
“A
voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che
vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi
trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti
strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede,
e a chi prende le tue cose, non
chiederle indietro”.
Questo
Gesù è strano! Gli dico che in Croce non ci voglio andare e mi dice di farmi
prendere a sberle, mi dice di volere bene a chi mi vuole male!
Sì!
Questo Gesù è strano forte!
Eppure
ieri in Duomo a Milano 33 persone su questo Gesù hanno scommesso la vita, sono
tutti matti o c’è qualche cosa d’altro sotto?
Io
un po’ matto lo sono, e voi lo sapete, ma forse sotto c’è veramente qualche
cosa d’altro! “Come io ho amato voi”, “come” … è in questo come che c’è il
segreto di tutto, Gesù non ci chiede di fare una cosa da soli, ci chiede di
farla come Lui, di farla assieme a Lui! Gesù ha amato i suoi nemici, Gesù si è
fatto prendere a sberle, Gesù si è fatto portare via i suoi vestiti, Gesù ha
pregato per coloro che gli facevano del male. Gesù ha già fatto tutto questo!
Ora
permettetemi di fare un po’ il colto, in greco, la lingua in cui è stato
scritto il Vangelo, questo “come” può essere tradotto anche con un “poiché”, quindi la frase cambia: “Poiché
io ho amato voi”. Così cambia tutto, Gesù ci dice di comportarci in modo così
strano proprio perché Lui per primo ci ha amati! È proprio perché lui ci ha
amati che noi possiamo amare come Lui! Perché Lui ci ha a già amati così allora
noi possiamo, vogliamo amare come Lui!
Certo
sulla Croce forse non ci andremo, forse neppure dovremo mai litigare con
nessuno per quello che crediamo, ma volere bene a chi ci vuole male?
Dare
via le cose senza sperare di riceverle indietro? Questo forse sì!
Ma
forse un po’ ho divagato e gli amici qui in prima fila tornano a farmi la
domanda: «Allora Luca, ci vuoi dire cosa è successo ieri a Milano?» e io vi
risponderò: è successo che sono diventato Diacono, cioè che ieri nelle mani
dell’Arcivescovo io ho detto che mi impegno a vivere tutta la mia vita per
Gesù. È successo che sono diventato Diacono e cioè che l’Arcivescovo ha pregato
perché lo Spirito santo entrasse in me e mi trasformasse da uomo normale quale
ero in Diacono, in uomo dedicato solo a Dio. È successo che dentro di me Dio ha
messo una firma speciale e ha detto a tutti quanti che da ieri, io non mi
appartengo più, ma che sono sua proprietà privata, che Lui può fare di me
quello che vuole.
È
successo che da ieri prima del mio nome Luca ci si deve mettere una parolina
piccola piccola, di sole tre lettere, ma che dice una cosa grandissima e
bellissima, dice che cosa io sono, dice che io da ieri appartengo a Dio e alla
Chiesa, dice che Dio ha scelto me per essere presente in mezzo a chi mi
incontro ogni giorno. È successo che ieri in Duomo per la Grazia di Dio è
entrato Luca ed è uscito don Luca. È successo che oggi io sono la persona più
felice del mondo perché Dio mi ha amato, perché Dio mi ha scelto, perché Dio mi
ha fatto suo!
A
questo punto immagino che dalle file un po’ più indietro, tra i grandi venga
fuori una domanda: «Va bene che tu hai scommesso tutta la tua vita sull’Amore
di Dio, tu hai la vocazione, ma noi non possiamo mica farlo! Abbiamo una
famiglia, abbiamo il lavoro, abbiamo le nostre preoccupazioni!» e io vi
risponderei: «è vero, quello che ieri ho fatto io, quello che ieri Dio ha fatto
di me è una cosa un po’ unica, non è una cosa che succede tutti i giorni, ma se
ci guardiamo bene intorno ci accorgiamo come tanti piccoli miracoli avvengono
nella nostra vita! Ci accorgiamo che scommettere sull’Amore di Gesù è veramente
possibile per tutti!» e voglio farvi degli esempi:
Guardiamo
a questi ragazzi che tra poco qui, di fronte a tutti noi, professeranno la loro
fede, non sono forse anche loro un piccolo miracolo di Dio? Vorrei portare qui
tutti quelli che dicono che i giovani non credono più! E loro cosa sono? Sono
un miracolo dell’Amore di Dio!
Certo,
forse qualche domanda sulla fede ce l’hanno ancora, forse non sanno a memoria
il catechismo come lo sanno i più grandi tra noi, forse fanno fatica ad andare
a Messa tutte le domeniche, forse non passano tutte le domeniche in oratorio, forse
non capiscono tutto della Chiesa, eppure sono qui a dire che loro all’Amore di
Gesù ci credono, ci credono a tal punto da dirlo pubblicamente! Che coraggio
che hanno!
Loro,
dicendo che credono in Gesù, non fanno un elenco di cose da credere o un elenco
di cose da fare, ma per prima cosa dicono che Gesù è il loro più grande amico e che con Gesù vogliono
continuare a crescere!
Ma
guardiamo anche a queste catechiste, a questi educatori ed educatrici a questi
allenatori e allenatrici che oggi riceveranno il mandato educativo: non è forse
vero che loro scommettono il loro
impegno con i più piccoli proprio sull’Amore di Gesù? Non è forse vero che loro
fanno dell’Amore della Croce il centro del loro stare con i più piccoli della
nostra comunità?
Ma
guardiamo anche tra di noi, quante coppie di sposi oggi ci testimoniano che la
vita scommessa su Gesù e sul suo Amore è bella, e non solo è bella, ma è anche
possibile?
Gesù
ci dice di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, Gesù ci
lancia una sfida grande, la sfida dell’Amore, ma non ci lascia soli in questa
sfida, ci dà il modello, è Lui il modello e la strada da seguire e ci dà anche
il sostegno del cammino: l’Eucarestia.
È
nell’Eucarestia che questo Amore ci viene
incontro e quindi, ogni volta che partecipiamo alla Messa, dobbiamo
uscire di chiesa segnati da questo Amore, guai se veniamo in chiesa annoiati!
Guai se usciamo di chiesa annoiati!
Come
può l’Amore annoiare?
Vorrei
chiedere a questi ragazzi qui di fronte a me se, quando guardano negli occhi il
ragazzo o la ragazza di cui sono innamorati, si sono mai annoiati o se
passerebbero le ore così a guardare e basta.
Vorrei
chiedere a ciascuno di noi se quando pensiamo alla persona di sui siamo
innamorati non ci batte forte il cuore e passeremmo ore ed ore a pensare a
questa persona.
Con
l’Amore di Gesù è lo stesso!
Se
siamo annoiati è perché non abbiamo incontrato questo Amore!
Questo
Amore cambia, cambia radicalmente, questo Amore ha cambiato me ieri, mi ha
cambiato talmente in profondità e in modo unico che mi ha cambiato il nome, ma
questo Amore cambia ciascuno di noi ogni giorno, basta che lo vogliamo. Questo
Amore lascia il segno come il segno dei Chiodi nelle Mani di Gesù Risorto.
Questo
Amore lascia il segno e ci chiede di
cambiare, ma ci chiede di cambiare perché Gesù per primo ci ha amati e ci ha
cambiati facendoci diventare da uomini e donne che eravamo a uomini e donne amati!
Contemplando
questo Amore che cambia la mia e la vita di tutti non posso tacere il fatto che
esso apre naturalmente alla gratitudine, al dire grazie per il grande miracolo
che in me si è compiuto in modo così unico ieri, ma che si realizza in tanti
piccoli miracoli nella nostra vita quotidiana.
Il
primo grazie che voglio dire oggi va al Signore Gesù, perché è stato capace di
prendermi con cura sulle sue ali, come ali d’aquila, così canteremo al canto di
ringraziamento, e condurmi in questi anni, sapendomi correggere e guidare per
condurmi fino a qui dove sono oggi.
Poi
il ringraziamento a tutta la mia famiglia e in particolare a mamma e papà che
con affetto e vicinanza sono stati capaci di farmi amare Gesù fin da bambino e
di darmi la forza di camminare in questi anni.
Un
grazie poi, a questa comunità in ogni suo membro, la comunità che mi ha
generato ed educato alla fede, a cui devo molto, forse tutto e che, con i suoi
volti e le sue storie, mi porto nel cuore e nelle preghiere.
Grazie
a coloro che mi hanno e mi vogliono bene e che mi sono amici e che in diverso
modo in questi anni mi sono stati accanto, in particolar modo oggi vorrei
ricordare la nostra suor Fiorina, e credo che alla mia gratitudine si voglia
unire quella di tutti noi. Da te, cara suora ho imparato la bellezza del
servizio umile e nascosto che sa gioire di ogni piccola cosa, da te ho imparato
l’importanza della preghiera nella nostra vita. Grazie per questi doni che hai
fatto a me e a ciascuno di noi!
Oggi
il mio cammino non finisce, ma si apre, si apre verso un traguardo prossimo che
è l’ordinazione presbiterale del prossimo giugno, ma che già da ora spalanca
all’eternità, al per sempre, a quel per sempre che ho abbracciato ieri durante
il Rito di Ordinazione; per questo vi chiedo di continuare ad accompagnare me e
i miei compagni con la preghiera, perché possiamo sempre più essere testimoni
di questo Amore.
Ma
allora cosa è successo?
È successo che Dio è entrato nella mia vita e l’ha
cambiata tutta, è successo che oggi Dio bussa alla porta del cuore di ciascuno
di noi e ci domanda: «Io ti amo, ti ho già amato e ti amerò per sempre! Tu cosa
vuoi fare?»
V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE
29.09.2013
Basilica S. Nicolò – Lecco
Is 56,1-7/Sal 118(119)/Rm 15,2-7/Lc 6,27-38