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martedì 1 ottobre 2013

Cosa è successo?

Il testo della prima omelia da diacono di don Luca Parolari.

Gli amici più piccoli, qui nelle prime file, potrebbero adesso farmi una domanda: «Perché tu che fino a domenica scorsa, durante la predica, stavi là in un angolo dell’altare e forse dormivi anche un po’ adesso sei qui che parli? Cosa è successo?»

I più grandi tra di noi potrebbero rispondere con un po’ di sufficienza e una buona dose di orgoglio: «Ma, come non lo sai? Luca ieri è diventato diacono!»
«E cosa vuole dire questa parola? Cosa vuole dire che uno diventa diacono?»
A questa domanda le risposte si sprecherebbero, c’è chi andrebbe a recuperare nella memoria una cosa imparata al catechismo, chi qualche cosa imparata quando faceva il chierichetto, qualcuno forse cercherebbe di ricordare qualche cosa imparato in occasione dell’Ordinazione del diacono Armando qualche anno fa …

Ma a questa domanda provo a rispondere io. E provo a rispondere alla prima domanda: «Che cosa è successo?» già, cosa è successo ieri in Duomo a Milano?

Chi c’era sicuramente ricorda una celebrazione lunga, a tratti emozionate, fatta di tante parole e gesti, alcuni anche strani, altri molto strani. Ma sicuramente tutti ricordano quel momento in cui io e i miei compagni siamo stati chiamati uno per uno per nome e abbiamo risposto “Eccomi”, forse tutti ricordano il momento in cui, sdraiati a terra, abbiamo invocato i nomi di tutti i santi e qualcuno forse ricorda anche il momento in cui in un Duomo silenziosissimo l’Arcivescovo ha messo le mani sulla testa di ognuno di noi.

Cosa è successo ieri in Duomo? È successo che io e i miei compagni siamo diventati Diaconi. È successo che il Vescovo ha pregato per noi e su di noi, è successo che noi ci siamo presi degli impegni di fronte a tutta la Chiesa, è successo che ci sono stati messi addosso dei vestiti un po’ strani come quelli che ho adesso.

Ma allora cosa è successo ieri in Duomo a Milano? È  successo che io e i miei compagni abbiamo detto di sì, abbiamo detto un sì definitivo a Gesù  che ci chiama, che ci chiama a una cosa un po’ strana, che ci chiama ad essere per sempre con Lui, a vivere tutta la nostra vita per Lui.
È successo che il Vescovo ha deciso che noi eravamo pronti per essere Ministri di Dio e ci ha scelti come suoi specialissimi collaboratori.
È successo che Dio ha accettato la nostra disponibilità e la volontà dell’Arcivescovo Angelo e ci ha fatti diventare Diaconi.

Ieri in Duomo a Milano è successo che 33 uomini hanno fatto dell’Amore di Dio il loro unico senso di vita, è successo che questi uomini hanno detto di sì all’Amore di Dio che li ha coinvolti e li ha stravolti.

Ieri in Duomo è successo che 33 uomini hanno gridato al Mondo che la loro vita, d’ora in avanti, sarà guidata da una sola frase: “Come io ho amato voi”.
“Come io ho amato voi”, che frase strana! Che frase assurda!
Eppure su questa frase delle persone hanno deciso di giocare la loro vita, “Come io ho amato voi”, chi ha amato? E soprattutto come ha amato?

La risposta è tanto banale quanto sconvolgente: Dio ha amato morendo su una Croce. Ma ci pensate? Dio ha amato morendo sulla Croce! Dio è morto su una Croce per amarci!
Ogni volta che ci penso resto senza parole! Dio mi ha amato, Dio ha amato ciascuno di noi morendo su una Croce! Roba da matti!
Su questa cosa ci sarebbe da perderci la testa, da perderci la ragione, da impazzire!

Dio mi ha amato, ha amato me e ama ciascuno di noi, ma non si accontenta di questo: chiede che io ami come Lui.
Stop!

Caro Gesù, va bene che tu sei finito in Croce, di questo ti ringrazio, ma io in Croce mica ci vado? Siamo matti?
Io ho una vita da vivere, io ho dei sogni da realizzare e finire in Croce non è proprio il primo dei miei desideri, anzi!

“A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le  tue cose, non chiederle indietro”.

Questo Gesù è strano! Gli dico che in Croce non ci voglio andare e mi dice di farmi prendere a sberle, mi dice di volere bene a chi mi vuole male!
Sì! Questo Gesù è strano forte!

Eppure ieri in Duomo a Milano 33 persone su questo Gesù hanno scommesso la vita, sono tutti matti o c’è qualche cosa d’altro sotto?
Io un po’ matto lo sono, e voi lo sapete, ma forse sotto c’è veramente qualche cosa d’altro! “Come io ho amato voi”, “come” … è in questo come che c’è il segreto di tutto, Gesù non ci chiede di fare una cosa da soli, ci chiede di farla come Lui, di farla assieme a Lui! Gesù ha amato i suoi nemici, Gesù si è fatto prendere a sberle, Gesù si è fatto portare via i suoi vestiti, Gesù ha pregato per coloro che gli facevano del male. Gesù ha già fatto tutto questo!

Ora permettetemi di fare un po’ il colto, in greco, la lingua in cui è stato scritto il Vangelo, questo “come” può essere tradotto anche  con un “poiché”, quindi la frase cambia: “Poiché io ho amato voi”. Così cambia tutto, Gesù ci dice di comportarci in modo così strano proprio perché Lui per primo ci ha amati! È proprio perché lui ci ha amati che noi possiamo amare come Lui! Perché Lui ci ha a già amati così allora noi possiamo, vogliamo amare come Lui!

Certo sulla Croce forse non ci andremo, forse neppure dovremo mai litigare con nessuno per quello che crediamo, ma volere bene a chi ci vuole male?
Dare via le cose senza sperare di riceverle indietro? Questo forse sì!

Ma forse un po’ ho divagato e gli amici qui in prima fila tornano a farmi la domanda: «Allora Luca, ci vuoi dire cosa è successo ieri a Milano?» e io vi risponderò: è successo che sono diventato Diacono, cioè che ieri nelle mani dell’Arcivescovo io ho detto che mi impegno a vivere tutta la mia vita per Gesù. È successo che sono diventato Diacono e cioè che l’Arcivescovo ha pregato perché lo Spirito santo entrasse in me e mi trasformasse da uomo normale quale ero in Diacono, in uomo dedicato solo a Dio. È successo che dentro di me Dio ha messo una firma speciale e ha detto a tutti quanti che da ieri, io non mi appartengo più, ma che sono sua proprietà privata, che Lui può fare di me quello che vuole.
È successo che da ieri prima del mio nome Luca ci si deve mettere una parolina piccola piccola, di sole tre lettere, ma che dice una cosa grandissima e bellissima, dice che cosa io sono, dice che io da ieri appartengo a Dio e alla Chiesa, dice che Dio ha scelto me per essere presente in mezzo a chi mi incontro ogni giorno. È successo che ieri in Duomo per la Grazia di Dio è entrato Luca ed è uscito don Luca. È successo che oggi io sono la persona più felice del mondo perché Dio mi ha amato, perché Dio mi ha scelto, perché Dio mi ha fatto suo!

A questo punto immagino che dalle file un po’ più indietro, tra i grandi venga fuori una domanda: «Va bene che tu hai scommesso tutta la tua vita sull’Amore di Dio, tu hai la vocazione, ma noi non possiamo mica farlo! Abbiamo una famiglia, abbiamo il lavoro, abbiamo le nostre preoccupazioni!» e io vi risponderei: «è vero, quello che ieri ho fatto io, quello che ieri Dio ha fatto di me è una cosa un po’ unica, non è una cosa che succede tutti i giorni, ma se ci guardiamo bene intorno ci accorgiamo come tanti piccoli miracoli avvengono nella nostra vita! Ci accorgiamo che scommettere sull’Amore di Gesù è veramente possibile per tutti!» e voglio farvi degli esempi:

Guardiamo a questi ragazzi che tra poco qui, di fronte a tutti noi, professeranno la loro fede, non sono forse anche loro un piccolo miracolo di Dio? Vorrei portare qui tutti quelli che dicono che i giovani non credono più! E loro cosa sono? Sono un miracolo dell’Amore di Dio!
Certo, forse qualche domanda sulla fede ce l’hanno ancora, forse non sanno a memoria il catechismo come lo sanno i più grandi tra noi, forse fanno fatica ad andare a Messa tutte le domeniche, forse non passano tutte le domeniche in oratorio, forse non capiscono tutto della Chiesa, eppure sono qui a dire che loro all’Amore di Gesù ci credono, ci credono a tal punto da dirlo pubblicamente! Che coraggio che hanno!
Loro, dicendo che credono in Gesù, non fanno un elenco di cose da credere o un elenco di cose da fare, ma per prima cosa dicono che Gesù è il loro più  grande amico e che con Gesù vogliono continuare a crescere!

Ma guardiamo anche a queste catechiste, a questi educatori ed educatrici a questi allenatori e allenatrici che oggi riceveranno il mandato educativo: non è forse vero che loro  scommettono il loro impegno con i più piccoli proprio sull’Amore di Gesù? Non è forse vero che loro fanno dell’Amore della Croce il centro del loro stare con i più piccoli della nostra comunità?

Ma guardiamo anche tra di noi, quante coppie di sposi oggi ci testimoniano che la vita scommessa su Gesù e sul suo Amore è bella, e non solo è bella, ma è anche possibile?

Gesù ci dice di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, Gesù ci lancia una sfida grande, la sfida dell’Amore, ma non ci lascia soli in questa sfida, ci dà il modello, è Lui il modello e la strada da seguire e ci dà anche il sostegno del cammino: l’Eucarestia.
È nell’Eucarestia che questo Amore ci viene  incontro e quindi, ogni volta che partecipiamo alla Messa, dobbiamo uscire di chiesa segnati da questo Amore, guai se veniamo in chiesa annoiati! Guai se usciamo di chiesa annoiati!
Come può l’Amore annoiare?
Vorrei chiedere a questi ragazzi qui di fronte a me se, quando guardano negli occhi il ragazzo o la ragazza di cui sono innamorati, si sono mai annoiati o se passerebbero le ore così a guardare e basta.
Vorrei chiedere a ciascuno di noi se quando pensiamo alla persona di sui siamo innamorati non ci batte forte il cuore e passeremmo ore ed ore a pensare a questa persona.
Con l’Amore di Gesù è lo stesso!
Se siamo annoiati è perché non abbiamo incontrato questo Amore!

Questo Amore cambia, cambia radicalmente, questo Amore ha cambiato me ieri, mi ha cambiato talmente in profondità e in modo unico che mi ha cambiato il nome, ma questo Amore cambia ciascuno di noi ogni giorno, basta che lo vogliamo. Questo Amore lascia il segno come il segno dei Chiodi nelle Mani di Gesù Risorto.
Questo Amore lascia il  segno e ci chiede di cambiare, ma ci chiede di cambiare perché Gesù per primo ci ha amati e ci ha cambiati facendoci diventare da uomini e donne che eravamo a uomini e donne amati!

Contemplando questo Amore che cambia la mia e la vita di tutti non posso tacere il fatto che esso apre naturalmente alla gratitudine, al dire grazie per il grande miracolo che in me si è compiuto in modo così unico ieri, ma che si realizza in tanti piccoli miracoli nella nostra vita quotidiana.
Il primo grazie che voglio dire oggi va al Signore Gesù, perché è stato capace di prendermi con cura sulle sue ali, come ali d’aquila, così canteremo al canto di ringraziamento, e condurmi in questi anni, sapendomi correggere e guidare per condurmi fino a qui dove sono oggi.
Poi il ringraziamento a tutta la mia famiglia e in particolare a mamma e papà che con affetto e vicinanza sono stati capaci di farmi amare Gesù fin da bambino e di darmi la forza di camminare in questi anni.
Un grazie poi, a questa comunità in ogni suo membro, la comunità che mi ha generato ed educato alla fede, a cui devo molto, forse tutto e che, con i suoi volti e le sue storie, mi porto nel cuore e nelle preghiere.
Grazie a coloro che mi hanno e mi vogliono bene e che mi sono amici e che in diverso modo in questi anni mi sono stati accanto, in particolar modo oggi vorrei ricordare la nostra suor Fiorina, e credo che alla mia gratitudine si voglia unire quella di tutti noi. Da te, cara suora ho imparato la bellezza del servizio umile e nascosto che sa gioire di ogni piccola cosa, da te ho imparato l’importanza della preghiera nella nostra vita. Grazie per questi doni che hai fatto a me e a ciascuno di noi!

Oggi il mio cammino non finisce, ma si apre, si apre verso un traguardo prossimo che è l’ordinazione presbiterale del prossimo giugno, ma che già da ora spalanca all’eternità, al per sempre, a quel per sempre che ho abbracciato ieri durante il Rito di Ordinazione; per questo vi chiedo di continuare ad accompagnare me e i miei compagni con la preghiera, perché possiamo sempre più essere testimoni di questo Amore.

Ma allora cosa è successo?


È successo che Dio è entrato nella mia vita e l’ha cambiata tutta, è successo che oggi Dio bussa alla porta del cuore di ciascuno di noi e ci domanda: «Io ti amo, ti ho già amato e ti amerò per sempre! Tu cosa vuoi fare?»

V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE
29.09.2013
Basilica S. Nicolò – Lecco
Is 56,1-7/Sal 118(119)/Rm 15,2-7/Lc 6,27-38